

La «carrozza» futuristica si chiama Quintero One, ha il muso lungo e affusolato per limitare al minimo gli attriti dell’aria, è lunga 32 metri — la cabina interna ne misura 15 — e pesa cinque tonnellate. Per costruirla, sono stati utilizzati 82 pannelli in fibra di carbonio. In particolare è stato utilizzato il Vibranium, un materiale realizzato dalla stessa società e pensato appositamente per i treni a velocità supersonica. La capsula è stata poi assemblata nel Sud della Spagna da Airtificial, e sarà portata nel centro di ricerca di HyperloopTT che si trova a Tolosa. «In soli cinque anni abbiamo risolto e migliorato tutta la tecnologia necessaria per Hyperloop — ha detto il Ceo e co-fondatore Dirk Ahlborn — con il nostro nuovo sistema di levitazione, pompe per vuoto, batterie e compositi intelligenti. Questa capsula farà parte di uno dei più efficienti sistemi di trasporto mai realizzati». E aggiunge il presidente e secondo fondatore Bibop Gresta: «Nel 2019 questa capsula sarà completamente ottimizzata e pronta per i passeggeri».
Gruppo Costa, primo rifornimento di biocarburante

Il "Safety Truck" di Samsung mostra la strada da percorrere sullo schermo in modo che i conducenti possano superarla
I semirimorchi sono ostacoli pericolosi e stressanti quando i conducenti cercano di superarli, quindi Samsung ha escogitato un ottimo modo per rendere le cose un po' più facili per gli altri conducenti; hanno attaccato televisori giganti sul retro in modo che i conducenti possano vedere la strada davanti a loro prima di tentare di passare.
Secondo il video di Samsung, quasi una persona muore in un incidente stradale ogni ora in Argentina, quindi c'è sicuramente la necessità di qualcosa come il loro "camion di sicurezza". Il sistema è semplice, anche se forse un po' proibitivo in termini di costi: una piccola telecamera sul davanti trasmette in diretta la strada agli schermi sul retro. C'è anche una modalità di visione notturna per la guida notturna.
Il prototipo del camion è già stato testato, anche se attualmente nessun modello è in circolazione. Samsung afferma di collaborare con i governi locali per capire come ottimizzare il sistema per l'uso su strada dal vivo. "Finora Samsung è stata in grado di confermare che la tecnologia funziona e che questa idea può sicuramente salvare la vita di molte persone".

Nella transizione verso un sistema energetico a emissioni zero, idrogeno e biometano svolgeranno un ruolo importante soprattutto se intelligentemente affiancati all’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili. Questa idea è alla base di un ambizioso piano infrastrutturale sviluppato da un gruppo di operatori europei del settore del gas, la cui fattibilità è stata valutata nel nuovo paper European Hydrogen Backbone.
Secondo lo studio, redatto con la società di consulenza Guidehouse, le attuali infrastrutture del gas possono essere adeguate a costi accessibili al trasporto dell’idrogeno. L’obiettivo è quello di creare una rete che attraversi Germania, Francia, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Svezia e Svizzera, collegando industrie, impianti di produzione, siti di cattura e stoccaggio del carbonio e i grandi impianti rinnovabili. L’idea è che entro il 2040 la rete di condutture raggiungerà i 23.000 km di lunghezza, con il 75% dell’opera costituito da tradizionali gasdotti riadattati e il restante 25% da nuovi condotte. La capacità di trasporto sarà superiore ai 1.130 TWh.
Il nuovo (futuristico) mega aeroporto di Pechino progettato da Zaha Hadid Architects
26 settembre 2019
Il “Daxing International Airport” di Pechino, a circa 50 km a sud di piazza Tiananmen, si avvale del design innovativo della stella marina pensata dall'archistar Zaha Hadid, ed è dotato di 4 piste. La struttura ecosostenibile al 100%, sfrutta l’intelligenza artificiale e la robotica. L'aeroporto è all'avanguardia dal punto d vista tecnologico: vanta il più grande sistema di gestione del traffico aereo automatico al mondo, un sistema di rilevamento automatico di oggetti stranieri e altre strutture sofisticate di livello mondiale. È un edificio ecologico al 100 percento e il suo tasso di utilizzo delle risorse riciclabili arriva fino al 16 percento. A simbolo dello sviluppo tecnologico, Daxing sarà coperto dalla rete 5G.
Invenzioni tecnologiche innovative che aprono nuovi orizzonti!
Grafene: cos'è e come cambierà il futuro focus-tecnologia-innovazione
Il grafene è un materiale a 2D: un foglio di carbonio dello spessore di un atomo. La sua scoperta
è valsa il premio Nobel del 2010 e sta invadendo tutti i campi della tecnologia, dall'elettronica
all'aeronautica, dalla medicina all'esplorazione spaziale.La struttura ordinata del grafene è alla base
delle sue proprietà. Gli elettroni possono spostarsi da un atomo di carbonio all'altro senza dispendio
di energia, e questo lo rende un conduttore perfetto.
Quando gli atomi di carbonio si legano in maniera casuale, si ottiene la grafite, quella delle matite, per
intenderci. Quando invece la struttura è ordinata, ecco che abbiamo il diamante. Da pochi anni è
comparso un nuovo materiale fatto di carbonio, il grafene: ha una struttura ordinata, ma solo 2 dimensioni.
Si tratta infatti di un "foglio" dello spessore di un singolo atomo (monoatomico): un materiale dalle proprietà
fantascientifiche che fa pensare alle idee (fantascientifiche) degli ascensori spaziali e delle navi spaziali
spinte da vele solari.
Grazie alla possibilità di creare "buchi" nella sua struttura, può diventare un depuratore d'acqua o un filtro per l'aria.
Oppure una parete molecolare che imita la membrana delle cellule, e quindi fa passare solo alcune sostanze.
La sua conduttività elettrica (è meglio del rame) lo può rendere una minuscola lampadina o una retina bionica, ma
soprattutto stravolgerà il mondo dell'informatica con circuiti stampati. Inoltre, applicato ai microfoni dinamici, ne
amplifica di 32 volte la sensibilità.
Utilizzando fogli di grafene, sono state realizzate costruzioni spugnose in 3D, 10 volte più dure dell'acciaio e
decisamente più leggere. Ed è proprio per questo connubio fra resistenza e leggerezza che il grafene è stato
indicato come possibile materiale per fabbricare vele solari per futuribili navi spaziali destinate alle lunghe
percorrenze.


Konstantin Novoselov, scopritore del grafene e premio Nobel 2010
Tesla Motors: la sfida elettrica destinata a
rivoluzionare il mondo
Per Elon Musk, Tesla Motors è stata una sfida molto audace soprattutto sul piano della concorrenza e degli equilibri
consolidatisi negli anni in questo settore.
Il fondatore di PayPal, dopo aver rivoluzionato il mondo dei pagamenti online (con PayPal appunto), dopo aver contribuito alla ricerca sull’energia solare (con SolarCity), dopo aver reso quasi possibile il sogno di viaggi turistici nello spazio (con SpaceX), vuole lasciare la propria impronta anche nel settore automobilistico.
Fondata nel 2003 Tesla Motors è una casa automobilistica che produce automobili completamente elettriche (alimentate esclusivamente ad energia elettrica per mezzo di batterie, senza utilizzo di carburanti) e parti di auto elettriche per altre aziende attive nel settore dell’automotive. La società deve il suo nome dal fisico e inventore statunitense di origine serba Nikola Tesla.
Conquista le prime pagine delle riviste di settore tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 grazie al lancio commerciale della Tesla Roadster, prima auto sportiva ad essere alimentata solamente da energia elettrica.
Questo primo modello – così come tutte le altre – sfrutta la potenza erogata dal motore a corrente alternata progettato nei laboratori di Palo Alto. L’idea è molto simile a quella teorizzata dallo stesso Nikola Tesla nel 1882.
La Roadster è la prima auto elettrica con una autonomia superiore ai 300 chilometri e la prima a utilizzare “normali” batterie agli ioni di litio per alimentare il motore. Tra il 2008 e il 2012 la società riesce a vendere oltre 2.000 modelli della Tesla Roadster in 31 Paesi (il prezzo base di una Tesla Roadster è di 108mila dollari, poco più di 80mila euro).
L’aspetto tecnologicamente più interessante delle auto elettriche marchiate Tesla Motors è rappresentato dalle batterie utilizzate per accumulare energia elettrica. A differenza dalle altre case automobilistiche, solite utilizzare celle di accumulo “single-purposse” (ovvero utilizzabili esclusivamente per l’industria automobilistica), Tesla utilizza batterie formate da migliaia di celle agli ioni di litio 18650. Questo modello, di forma cilindrica e dimensioni ridotte, è solitamente utilizzato per le batterie dei computer e di altri dispositivi elettronici.
La tecnologia è stata ovviamente adattate alle esigenze tecniche dell’azienda, realizzando quindi celle ancora più leggere e più economiche.
Con la Model S (l’erede della Roadster) questa tecnologia subisce un’ulteriore evoluzione: le batterie, anziché essere alloggiate dietro i sedili come accade nel primo modello prodotto, sono disposte sul pianale dell’auto, riducendo al minimo l’ingombro. Le batterie sono così praticamente “invisibili” e non sottraggono spazio al portabagagli o all’abitacolo. Inoltre è più facile così cambiare più rapidamente le batterie. Costo opportunità evidente: le batterie sono maggiormente esponeste però a rischi maggiori esterni. Ma per evitare collusioni indesiderate con oggetti esterni le batterie agli ioni di litio montate dalla Model S sono protette da un’armatura di alluminio spessa 6 millimetri.
Il futuro è qui ed è sempre più green. Musk lo sa e sta investendo molto ma non è solo: gli investimenti nel settore stanno aumentando in maniera esponenziale.
Musk gode di un primato non indifferente nell’ambiente ma le innovazioni corrono e le sorprese sono sempre inaspettate.

Emilia 4, l’auto solare dell’università di Bologna consuma quanto un asciugacapelli e vince
Si può costruire il futuro anche al dopolavoro. E si può raggiungerlo anche andando a 50 all'ora. E' la lezione di Emilia 4, l'auto a energia solare costruita dall'associazione bolognese Onda Solare, formata da appassionati di auto e di fotovoltaico, che lavorano nel tempo libero. Il prototipo è stato l'ospite d'onore del convegno sulle metropoli europee che si è tenuto nei giorni scorsi in Campidoglio a Roma.
Si può costruire il futuro anche al dopolavoro. E si può raggiungerlo anche andando a 50 all'ora. E' la lezione di Emilia 4, l'auto a energia solare costruita dall'associazione bolognese Onda Solare, formata da appassionati di auto e di fotovoltaico, che lavorano nel tempo libero. Il prototipo è stato l'ospite d'onore del convegno sulle metropoli europee che si è tenuto nei giorni scorsi in Campidoglio a Roma.
Emilia 4 l'estate scorsa ha vinto l'American Solar Challenge, la gara gara internazionale negli Stati Uniti riservata ai veicoli alimentati dal sole: 2.800 km dall'Omaha al Nebraska, viaggiando per 9 giorni a 50 km all'ora, 9 ore al giorno, dal 14 al 22 luglio, su strade normali e trafficate. L'auto bolognese, unica europea e unica a quattro posti, è stata la sola fra le 19 in gara a percorrere tutto il tragitto solo con l'energia solare, senza dover mai ricaricare le batterie dalla rete. Progettata dall'Università di Bologna, finanziata dalla Regione Emilia Romagna e da fondi Ue, Emilia 4 è stata costruita in una officina di Castel San Pietro Terme (Bologna) da una sessantina di volontari, nel tempo libero: tecnici del settore automobilistico e solare, ingegneri, insegnanti, studenti.
L'auto ha 5 metri quadri di pannelli solari che danno una potenza massima di 1.100 watt, due motori nelle ruote posteriori che garantiscono una velocità di crociera di 50 km l'ora e due batterie per 700 km complessivi di autonomia, ricaricabili anche dalla rete, in caso di bisogno. La carrozzeria è in carbonio autoportante, con un rollbar in titanio. Larga 1,76 metri, lunga 4,76 e alta un metro, Emilia e pesa appena 330 kg e trasporta tanti passeggeri quanto il suo peso: 4 persone da 80 kg. L'auto non ha finestrini apribili, per migliorare l'aerodinamica, ma solo delle prese d'aria.

Gli occhiali intelligenti che raccontano il mondo a chi non vede
Si tratta di occhiali creati da un’azienda israeliana, che grazie a un
sistema audio e video, riconoscono testi scritti, oggetti e persino volti
umani, permettendo a chi non vede di leggere e ascoltare la descrizione
di ciò che li circonda.
«Tramite una minuscola videocamera incorporata e a un audio –
spiega Rafi Fisher, portavoce dell’azienda creatrice del prodotto –
gli occhiali OrCam permettono di ascoltare la descrizione di ciò che
viene inquadrato: testi scritti e oggetti, arrivando a trasformare
letteralmente la vita di chi non può vedere. Fare la spesa da soli,
ad esempio, o leggere un menù al ristorante senza bisogno dell’aiuto
di nessuno, sono piccole cose, che contribuiscono però a conferire una
maggiore sicurezza in se stessi e migliorare decisamente la qualità
della vita».

LEGO Education SPIKE PRIME: alla scoperta della soluzione di robotica educativa più avanzata e innovativa ideata da LEGO Education (orizzonte scuola)
Con la diffusione capillare che ha interessato il coding e la robotica educativa negli ultimi anni appare evidente come i robot siano una soluzione didattica sempre più trasversale, non limitabile al solo ambito di insegnamento di Tecnologia.
Soprattutto, attraverso questi strumenti unici, si sviluppa il pensiero critico e la capacità di analizzare e risolvere i problemi attraverso attività pratiche complesse, coinvolgenti e praticamente rilevanti che rimandano all’approfondimento
di contenuti STEAM.
LEGO Education SPIKE Primecombina elementi di costruzione molto colorati, una
parte “intelligente” (hub, sensori, motori,…) di semplice gestione e un software
“drag-and-drop” basato su Scratch.
Incoraggia gli studenti a sviluppare pensiero critico e risolvere problemi complessi
con lezioni ispirate al mondo reale, attraverso l’apprendimento ludico.
Questo set incoraggia lo sviluppo di attività “hands-on” che aumentano la capacità
di organizzare compiti, problemi e prendere decisioni e migliorare la memoria e lo
sviluppo di altri processi utili all’apprendimento.
LEGO Education Spike Prime: ispirazione, STEAM, inclusione.
Intelligenza artificiale, a Venezia arrivano i pesci robot
L’intelligenza artificiale va sott’acqua all’Arsenale di Venezia con il progetto europeo subCULTRon. Un’equipe di scienziati appartenenti a sei paesi, tra i quali Italia, Austria, Francia, Germania, Belgio, Ungheria, ha messo a punto una serie di robot anfibi, in grado di dialogare con l’ambiente marino circostante e incamerare dati sullo stato ambientale della Laguna di Venezia. I robot sviluppati dal progetto rappresentano una applicazione subacquea innovativa dell’intelligenza artificiale individuale e collettiva che porta ogni singolo robot ad agire come un banco di pesci in natura e quindi a muoversi in modo autonomo, in grado di percepire e recepire i cambiamenti dell’ambiente in cui si trovano immersi.
La partnership italiana è formata da Ismar Cnr, Corila e dalla Scuola Superiore Sant’Anna. Il Coordinatore del progetto è il professore Thomas Schmickl dell’Università di Graz.
Ismar Cnr e Corila, il Consorzio per la Gestione del Centro di Coordinamento delle Attività di Ricerca inerenti il Sistema Lagunare di Venezia hanno messo a disposizione del gruppo di scienziati internazionali importanti dati del delicato ecosistema lagunare veneziano, necessari anche all’ingegnerizzazione dei prototipi: questa conoscenza dell’ambiente lagunare e marino è servita a mettere a punto lo sciame dei robot subacquei, diversi per tipologia e compiti.
Gli aFish invece hanno avuto il compito di monitorare ed esplorare l’ambiente marino dando ordini e comunicando con le altre tipologie di robot. I pesci robot si muovono autonomamente in acqua come un vero e proprio banco di pesci. Ognuno di loro, in maniera individuale, ha raccolto dati che ha comunicato al resto del branco di pesci robot.
Il sistema di pesci robot potrà essere impiegato nei canali veneziani per implementare con metodi innovativi la ricerca sulla biodiversità e per altre funzioni. In futuro si svilupperanno applicazioni in ambiente marino aperto con nuovi sensori e nuovi algoritmi bioinspirati. Venezia è stata scelta per la complessità e variabilità dell’ambiente subacqueo lagunare e per le dinamiche uniche che vi si possono osservare.


L’asfalto al grafene è italiano: la prima sperimentazione a Roma
Un conglomerato più resistente ai carichi e agli sbalzi di temperatura
Il conglomerato brevettato da Iterchimica è più resistente ai carichi rispetto a quelli normalmente utilizzati, grazie ad alcuni additivi che vengono aggiunti a inerti e bitume per migliorare le prestazioni della strada.
In termini di resistenza il grafene viene considerato come lo stadio precedente del diamante, e la sua aggiunta alla miscela dona elevata resilienza all’asfalto, che è quindi in grado di resistere non solo a grandi carichi ma anche a elevati sbalzi termici, rendendolo ideale per l’applicazione in luoghi dalle condizioni climatiche avverse.
Dai test effettuati sull’Ardeatina, il materiale al grafene ha accresciuto la resistenza a fatica della strada del 250% rispetto ai conglomerati tradizionali e la resistenza al passaggio dei veicoli del 35%. Il grafene ha anche aumentato la resistenza alla deformazione a parità di sforzo applicato, riducendo in modo consistente la traccia lasciata dagli pneumatici: il modulo rigidezza infatti, misurato a diverse temperature, ha mostrato un miglioramento del 46% a 40° C.
Il composto Gipave è in grado di reggere al meglio alle escursioni climatiche e alle temperature estreme, soprattutto il grande caldo, che fonde l’asfalto, e il freddo, che tende a spaccarlo; proprio per questo le prossime sperimentazioni saranno sulle piste di atterraggio dell’aeroporto di Doha, luogo dalle temperature proibitive, in Oman e in Inghilterra, dove il congestionamento del traffico e il clima umido e piovoso mettono a dura prova le strade tradizionali.
Ecco il primo treno ad idrogeno del mondo
Il treno passeggeri del futuro approda sui binari delle ferrovie tedesche per il trasporto pubblico urbano
Il nuovo treno sarà il primo ad essere alimentato grazie alla tecnologia a celle a combustibile. Ecco cosa intendiamo quando parliamo di chiari segnali che si muovono verso la mobilità del futuro, questo ne è un esempio lampante. L’idrogeno farà parte della nuova era, si pensa oggi come al sostituto del diesel, dotato di grande efficienza e capace di produrre bassissime emissioni. Un’opzione pulita ed ecologica per il trasporto pubblico urbano, una nuova tecnologia che vuole emergere.

Auto elettriche rivoluzionaria la batteria battezzata ‘la scarica infinita’.
Bettery, la batteria che l'auto elettrica aspetta,ha vinto il Premio dall’idea all’impresa nell’edizione 2018Tre ricercatrici hanno trovato la chiave di svolta per innovare il mondo delle auto elettriche e non solo. Ora, grazie all’UNIBO Launch Pad e al programma TVLP in Silicon Valley, costituiranno l’impresa per commercializzare il prototipo dell’innovativa batteria.
«Ogni volta che entravamo in laboratorio lei era sempre là, funzionante, come l’avevamo lasciata la prima volta. L’abbiamo subito battezzata ‘la scarica infinita’. Dopo un mese abbiamo cominciato a preoccuparci: la tocchiamo o non la tocchiamo? La stacchiamo o non la stacchiamo? Di questo passo poteva durare anche otto mesi. Allora ci siamo dette: o abbiamo sbagliato qualcosa o questa è davvero una cosa spettacolare». La ‘cosa spettacolare’ di Francesca Soavi, ricercatrice, Francesca De Giorgio, ricercatrice post-doc, e Irene Ruggeri, dottoranda, si chiama Nessox (NEw Semi-Solid flow lithium OXygen battery, una batteria che può essere ricaricata attraverso la sostituzione di un liquido che funziona da elettrolita e

da catodo) e si appresta a rivoluzionare il mondo dell’auto elettrica. «Ma non solo. È cambiato il paradigma e questo sistema può riguardare tutto il campo delle energie rinnovabili» come ci raccontano nel corso dell’intervista realizzata nel loro ufficio accanto al laboratorio del dipartimento di Chimica ‘G. Ciamician’ dell’Università di Bologna. Infatti l’aspetto più spettacolare della loro invenzione è che per ricaricare la batteria basta qualche minuto. Addio alle lunghe attese, le auto elettriche con Nessox Battery potranno fare un pieno di energia veloce come fermarsi a una pompa di benzina.
Il trasporto del futuro
ecco la prima capsula del treno a levitazione magnetica
Si chiama Quintero One, pesa cinque tonnellate ed è fatta di un materiale chiamato Vibranium: «Pronta per i passeggeri nel 2019»
Un altro passo avanti nella gara al mezzo di trasporto del futuro, l’Hyperloop, il treno a levitazione magnetica che «vola» lungo un tubo d’acciaio superando i mille chilometri all’ora. Una delle tre aziende più vicine all’inaugurazione della prima tratta, la Hyperloop Transportation Technologies, ha presentato la prima capsula per passeggeri in scala reale in occasione del suo quinto compleanno.
